Cosa significa davvero il tasso di congrua remunerazione e perché è importante per chi investe o fa impresa?

Il tasso di congrua remunerazione rappresenta un parametro cruciale nella valutazione della convenienza economica di qualunque attività di investimento o iniziativa imprenditoriale. Questo indicatore identifica il livello minimo di rendimento che occorre ottenere dal capitale investito affinché l’attività sia considerata economicamente sostenibile e interessante sia per chi investe sia per chi gestisce un’impresa. La corretta comprensione di questo tasso permette di valutare obiettivamente se proseguire, avviare o modificare una strategia aziendale.

Definizione e struttura del tasso di congrua remunerazione

Il tasso di congrua remunerazione non è un valore arbitrario, ma nasce dall’aggregazione di diversi componenti fondamentali che riflettono le reali esigenze dell’investitore e dell’imprenditore. Secondo la dottrina economico-aziendale, il tasso è composto da tre principali elementi:

  • Compenso per il puro investimento di capitale (indicato spesso come “i1”): rappresenta il rendimento che si otterrebbe investendo in titoli di Stato o strumenti finanziari sicuri, senza rischi e senza apporto di lavoro imprenditoriale. È il cosiddetto “risk free rate” o tasso privo di rischio, generalmente misurato attraverso i rendimenti netti (al netto dell’inflazione) di BTP o altri titoli governativi a lungo termine.
  • Compenso per il rischio assunto (i2): investire in un’attività imprenditoriale comporta rischi ben superiori a quelli di un investimento senza rischio. Tale componente remunera l’incertezza legata alla gestione specifica e alle condizioni di mercato nei quali l’impresa opera.
  • Compenso per il lavoro imprenditoriale eventualmente svolto (i3): in molte piccole e medie imprese, il proprietario fornisce anche il proprio lavoro gestionale. Questa componente quantifica il valore di tale lavoro, qualora non sia già remunerato separatamente tramite uno stipendio.

Il tasso complessivo, indicato generalmente con la lettera “iC”, si ottiene dunque dalla somma dei tre fattori: iC = i1 + i2 + i3. Solo se il rendimento effettivamente conseguito dall’azienda o dall’investimento eguaglia o supera questo tasso, si può parlare di reale convenienza economica.

Perché è determinante per chi investe o fa impresa?

Per mantenere l’equilibrio economico di un’attività, la remunerazione effettiva del capitale investito deve essere almeno pari a quella definita come “congrua”. In caso contrario, si rischia che i proprietari del capitale o gli investitori preferiscano allocare le proprie risorse in iniziative meno rischiose e altrettanto remunerative. Questo principio si traduce in una regola chiara:

  • Se il reddito atteso dalla gestione è maggiore o uguale al reddito congruo (che incorpora il tasso di congrua remunerazione), vale la pena avviare, proseguire o mantenere l’attività economica.
  • Se invece il reddito atteso è inferiore a quello congruo, è più vantaggioso destinare il capitale ad altri investimenti alternativi, abbandonando o ristrutturando l’iniziativa in questione.

Questo aspetto è fondamentale per chi investe: ignorare la soglia di remunerazione congrua può condurre a decisioni rischiose, non consapevoli dei costi-opportunità e delle alternative presenti nel mercato dei capitali. Allo stesso modo, per imprenditori e manager, la mancata considerazione di questa soglia rischia di compromettere la sostenibilità e la crescita nel lungo periodo.

Come si determina il tasso congruo nella pratica

Non esiste un valore universale e statico del tasso di congrua remunerazione: questo dipende dal contesto di mercato, dal profilo di rischio dell’iniziativa, dalla durata dell’investimento e dal contributo specifico del lavoro imprenditoriale. Gli elementi di partenza, tuttavia, sono ben definiti:

  • Il rendimento dei titoli di Stato a lunga scadenza costituisce il riferimento per la componente priva di rischio. Ad esempio, se il BTP decennale offre un rendimento del 4,48%, questo rappresenterà il “risk free rate” (i1).
  • Al risk free si aggiunge un premio per il rischio: più sono incertezze e volatilità attese, maggiore sarà il premio necessario per compensare l’investitore.
  • Nei casi in cui imprenditore e capitale coincidono (ad esempio nell’impresa familiare), occorre stimare la remunerazione del lavoro di gestione, distinguendolo dai meri dividendi o dal rendimento del capitale investito.

La metodologia più rigorosa richiede l’applicazione della regola di Fisher per depurare i rendimenti nominali dall’inflazione attesa, ottenendo il vero rendimento reale. Ciò consente un confronto corretto tra le opportunità d’investimento e il raffronto dei rischi assunti rispetto a quelli “senza rischio” rappresentati dai titoli di Stato.

Implicazioni nella valutazione aziendale e nelle scelte d’investimento

La valutazione della redditività di un’impresa, di un nuovo progetto o di una linea di business passa necessariamente per il confronto tra il tasso di rendimento atteso e il tasso di congrua remunerazione. In particolare:

  • Se il rendimento ottenuto dall’investimento o dall’azienda è superiore al tasso congruo, si produce valore economico e si genera profitto effettivo sia per gli investitori sia per gli imprenditori proprietari.
  • Se il rendimento atteso o realizzato è inferiore al tasso congruo, l’attività è meno conveniente di altre presenti sul mercato e gli investitori rischiano una perdita di valore potenziale o effettiva.
  • Per chi investe, il tasso congruo è uno strumento di valutazione del rischio-opportunità e rappresenta uno dei parametri principali nei modelli di valutazione d’azienda e nella determinazione del costo del capitale.
  • Per chi fa impresa, la consapevolezza di questo tasso aiuta a fissare obiettivi di redditività reali, pianificare strategie di crescita e prevenire crisi di sostenibilità finanziaria.

In tutti i casi, il confronto tra reddito (o rendimento) effettivo e tasso congruo svolge un ruolo-guida sia nella gestione delle risorse finanziarie sia nella valutazione di nuove opportunità di mercato.

Infine, è importante sottolineare che la corretta individuazione del tasso di congrua remunerazione consente di evitare errori concettuali frequenti: ad esempio, non basta confrontare il rendimento corrente con quello passato o nominale, né considerare solo i confronti con i risultati di altre aziende senza aver valutato il profilo di rischio e la remunerazione reale del capitale investito.

In conclusione, il tasso di congrua remunerazione rappresenta la misura di quanto un investimento o un’attività d’impresa “meritano” realmente di essere intrapresi, fornendo un parametro oggettivo per selezionare le migliori strategie di investimento e le imprese più solide sia per chi apporta capitale sia per chi assume rischi imprenditoriali.

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